
Il tripudio.
Quindi ha vinto la più forte. Poteva forse essere anche più bella di così, la Spagna, come sicuramente successe due anni fa agli Europei, ma alla fin fine va bene lo stesso. Con un Torres in meno e un po’ di fiatone in più, la Roja vede materializzarsi il suo sogno atteso e progettato con estrema lucidità. Dopo la sconfitta clamorosa nella partita d’esordio con la Svizzera qualcuno s’era addirittura azzardato a dire che tutto sommato sì, era vero, l’Italia contro il Paraguay non aveva giocato bene, ma almeno non aveva perso come gli spagnoli. Già, meno male. In ogni caso, aver cominciato in salita forse gli ha fatto bene, agli uomini di Del Bosque, arrivati tra le fanfare della stampa di casa e probabilmente un po’ troppo sicuri di riuscire nell’impresa che mai era riuscita a tutte le nazionali che li avevano preceduti. Invece pronti via e un bel cazzotto sui denti, così imparate subito che le vittorie si devono sudare tutte, e se le devono sudare tutti, anche i più forti. Un po’ di sacchiana umilté, un po’ di strizza, pure, e poi sono arrivati i primi gol, i tre punti con l’Honduras e gli altri tre col Cile, poi gli ottavi, i quarti, le semifinali, la finale. Dal Portogallo in qua, solo uno a zero, poco champagne e tanto calimocho: i trionfi si costruiscono con quel che passa il convento, in mancanza d’altro va bene anche mischiare vino e Coca Cola. La miglior Spagna resta sicuramente quella vista contro la Germania, ci resta solo il rimpianto di non averla potuta mai ammirare contro una squadra un po’ più naif di quelle con cui se l’è dovuta vedere, tutte intente a morderle le caviglie e ad erigere barricate dall’inizio alla fine. Tipo l’Argentina: con i gauchos di Dieguito, Villa e compagni c’avrebbero fatto divertire davvero.
Comunque, è andata. La nazionale che faceva sempre scorta di aspettative e non vinceva mai non esiste più. Due anni fa il trionfo agli Europei, oggi quello più bello, ai Mondiali. Con pieno merito, giocando il miglior calcio il più delle volte, senza dubbio vantando i giocatori più bravi. Quindi, evviva il grande popolo spagnolo, che dai margini della storia si sta faticosamente creando uno spazio e un’identità nuovi: vivrà ancora qualche sbandamento, nel pallone come in economia e nella vita di tutti i giorni, ma la direzione imboccata è quella giusta.
Quanto alla partita di ieri, è stata brutta come di solito lo sono le finali. L’Olanda poteva fare solo una cosa, e cioè pressare senza requie ogni portatore di palla o chiunque fosse deputato a diventarlo a breve, e l’ha fatto. L’ha fatto con fin troppa veemenza, a dire il vero, e sarebbe dovuta finire in dieci ben prima della metà del secondo tempo supplementare. Detto questo, tatticamente gli oranje sono stati impeccabili, probabilmente migliori dei dirimpettai. E se Robben non si fosse divorato quel gol a tu per tu con Casupole l’uno a zero non sarebbe stato un furto. Poi i gol hanno cominciato a mangiarseli gli spagnoli, anche se quando Iniesta finalmente l’ha messa dentro forse ci saremmo gustati tutti volentieri i rigori.
Ora vorremmo solo essere al di là del Tirreno per poterci godere un po’ di fiesta, ma per stavolta ci accontenteremo di guardare qualche immagine in tv e di brindare alla salute della Spagna. Con un bicchiere di calimocho, certo.
OLANDA
STEKELENBURG 6,5 – Fa subito una bella parata sull’inzuccata di Sergio Ramos, poi è ancora bravo ai supplementari su Cesc. Così gigantesco e così biondo fa un po’ pena.
VAN DER WIEL 6 – Sopravvalutato, probabilmente, ma tutto sommato non se la cava male. Elegante e timido, dietro regge.
VAN BRONCKHORST 6,5 – Il buon Giovanni la sua finale non l’ha persa. Soffre un po’ contro Jesus Navas, ma nel complesso è sempre sul pezzo. Ed è l’unico olandese che non mena manco troppo. L’orgoglio delle Molucche.
HEITINGA 6,5 – Gli spagnoli hanno un altro passo, ma non se ne accorge quasi nessuno. Quando alla fine è costretto ad abbattere Iniesta lanciato a rete ha già fatto ben più di quanto non fosse lecito attendersi. Chissà perché questo cognome finisce così.
MATHIJSEN 6 – Il mistero, in questo caso, è la pronuncia. Ma i telecronisti della Rai ci proveranno a informarsi coi colleghi stranieri, prima di fare le cronache? O almeno potrebbero mettersi d’accordo tra di loro per adottare pronunce standard – l’equivalente delle norme redazionali in un giornale o in una casa editrice. Troppa fatica, però, certo. Tanto chi è che se ne andrà mai in giro a parlare di questo Mataisen o Matizen?
DE JONG 6,5 – Picchia, corre, riparte. La bella copia di Arevalo l’uruguagio, è uno dei mille centrocampisti del City sparsi in tutte le nazionali di questo Mondiale. Esce lui e l’Olanda comincia ad affondare.
VAN BOMMEL 5 – È un criminale, e come tale andrebbe trattato. Doveva essere espulso dopo un quarto d’ora, e invece continua a menare per tutti i centoventi minuti. Bastardo dentro, bastardo fuori, uno sguardo da fiammingo folle, non vorrei mai avere a che fare con lui per nessun motivo.
SNEIJDER 6 – Contratto. Inizio impalpabile, poi un po’ cresce, ma più in quantità che in qualità. L’assist a Robben, tuttavia, è una delizia. Spassoso il siparietto col placido Webb, che all’ennesima protesta plateale lo apostrofa con una sana violenza da ex poliziotto qual è. Se non t’azzitti, brutto nanerottolo, ti faccio fare la conoscenza della mia collezione di mazze ferrate. E lui, Sneijder, che abbassa la testa e alza le mani, per una volta domo. Che te frega dei Mondiali, Wes, dà più gusto vince’ con l’Inter.
ROBBEN 6 – Sarebbe da 7 se non sbagliasse quel gol. Davvero impensabile, per uno come lui. Per il resto, corre che è una scheggia, col pallone sempre attaccato al piede, ne servono sempre almeno due – ma spesso tre – per farlo rallentare. Moratti, me lo compri?
KUYT 5,5 – Il paradigma della fungibilità delle traduzioni. Caut? Coit? Cuit? Ciat? Ceit? Caet? Ciit? Chiit? Chi? Ieri, malino.
VAN PERSIE 5,5 – Un paio di spunti, ma tornerà lui tra un paio di mesi almeno. Peccato, che questo sa giocare a pallone come pochi.
ELIA 5 – Non la prende mai, o quasi mai. Sente la tensione, no?
BRAAFHEID S.V. – Anche se sul gol dov’era?
VAN DER VAART 4 – Altrimenti noto come Van der Vak. Giocatore ignobile, stavolta ci mette del suo anche il ct che lo fa entrare al posto di De Jong, cioè per giocare almeno trenta metri dietro a dove di solito giostra facendo già un bel po’ di danni. La goffa respinta che innesca Cesc in occasione del gol è un piccolo capolavoro. Ma sua madre, spagnola, sarà contenta così.
SPAGNA
CASILLAS 7 – A parte un’uscita a vuoto che Mathijsen quasi punisce, ai supplementari, fa il suo piuttosto bene. Ipnotizza due volte Robben, e alla fine mi sa che è l’unico portiere a non aver fatto papere in questo Mondiale. Bacia la fidanzata giornalista in diretta tv, pare che tutti i compagni abbiano provato a farlo in differita, con esiti alterni.
SERGIO RAMOS 6,5 – Sì, Mou, sulla fascia destra devi far giocare lui. Non avrà i piedi di Maicon, né il suo fisico portentoso, ma corre, si sbatte, penetra, tira, fa tutto. Si mangia un gol già fatto di testa, ma con quegli occhi appiccicati, così tipicamente spagnoli, forse ha qualche difficoltà a mettere a fuoco da vicino.
CAPDEVILA 6,5 – Dicono tutti che è l’unico operaio di questa Spagna, sicuramente è l’unico che non viene da Real o Barça. Per questo, c’è parecchio simpatico.
PIQUÈ 6 – Van Persie di questi tempi non è un cliente scomodo, più che altro deve raddoppiare su Robben. Il futuro.
PUYOL 5,5 – Robben lo sorpassa prendendogli tre metri in dieci metri, ma poi lo grazia non cadendo alla sua strattonata. E badate bene, non è una questione di velocità: è Cannayol che sbaglia il tempo dell’intervento. Poco sicuro, in generale. Sì, lo so, su di lui m’accanisco. Ma lasciatemi le mie debolezze, per altro fondate.
BUSQUETS 5 – Male. Trotterella, magro e querulo, sbagliando molto e arraffando poco. Un altro che non vorrei vedere con quella maglia addosso.
XABI ALONSO 5,5 – Male anche lui. Il pressing degli olandesi lo asfissia, lui che ha bisogno di tempo per far girare le sue lunghe gambone. Come si fa a preferirlo a Fabregas?
XAVI 6,5 – Intimorito e innervosito dalle botte degli avversari. Sarebbe da 6, ma la quantità di palloni giocati è così impressionante che non ce la faccio a non dargli quel mezzo voto in più. Quando studiavo (beh…) a Barcellona lui e Puyol avevano pressappoco la mia età, e qualcuno diceva di vederli ogni tanto in un locale fichetto del Raval che si chiamava Salsita. E ha proprio la faccia dell’Erasmus spagnolo. Insomma, giurerei di conoscerlo.
INIESTA 7 – Pure lui si mangia un gol, e prende un sacco di botte, anche se ha il vizio di lasciarsi cadere con troppa facilità – un vizio antico, non di ieri. Poi però segna il gol dell’apoteosi, e gli possiamo perdonare quella canottiera da tamarro. L’ho già detto che è il migliore centrocampista del mondo?
VILLA 5,5 – Triste, là davanti. Non è un caso che senza partire dalla fascia non gli riesca di segnare. Ma Del Bosque ha deciso così: niente pichichi del Mundial in solitario, però dubitiamo che al Guaje gliene freghi davvero qualcosa.
PEDRO 5 – Fastidiosa zanzara che stringi stringi non punge mai. Sarà utile per la sua velocità, però c’è di meglio.
JESUS NAVAS 7 – Questo è meglio, per esempio. Occhi di ghiaccio un po’ ottusi, faccia magra e zampe corte, mette sempre in difficoltà Gio VanBro e chiunque si ritrovi a passare dalle sue parti. Una delle chiavi della vittoria.
FABREGAS 7 – Si mangia un gol, ma cambia la partita. Smista, percuote, tira, e fa l’assist del gol-vittoria. Ma ci deve essere un perché, se cambiano i ct ma non cambia il suo ruolo di primo panchinaro del centrocampo più scintillante del globo.
TORRES S.V. – Si fa pure male. Fra qualche anno dirà che non l’ha mai sentito davvero suo, questo Mondiale.